martedì 30 novembre 2010

FONTANA DI TREVI (ROMA)

Il motivo per cui Nicola Salvi è rimasto quasi sconosciuto è proprio dovuto alla Fontana di Trevi, credette a tal punto nel suo progetto che vi lavorò ininterrottamente per 19 anni, dal 1732 al 1751, anno in cui morì, dovendo sopportare critiche feroci, mancanza di fondi e lotte per sostenere il progetto iniziale, il tutto non gli ha permesso di dedicarsi ad altro se non per pochi altri lavori che riproponevano modelli precedenti.
Malgrado tutto il tempo dedicato gli non riuscì a vedere finita la sua opera, proprio per tutte queste vicissitudini, la fontana fu terminata soltanto nel 1762.
La fontana di Trevi dal punto di vista architettonico presenta evidenti influenze barocche e berniniane. Al centro è posto un arco sormontato dallo stemma di Clemente XII. Su una base rocciosa posta sotto l'arco centrale si erge la statua di Oceano sopra un carro a conchiglia trainato da due cavalli marini guidati da tritoni. I cavalli rappresentano il mare agitato e calmo. Ai piedi del gruppo centrale scogli e vegetazione pietrificata che poggiano sul basamento di Palazzo Poli. Ai lati della nicchia centrale due coppie di colonne corinzie racchiudono due statue  rappresentanti la Salubrità e la Prosperità, le statue alludono ai benefici portati da un'acqua pura. I bassorilievi sovrastanti ricordano l'approvazione del progetto dell'acquedotto di Agrippa e la leggenda della vergine che indica la sorgente ai soldati romani. L'elenco di artisti che hanno contribuito alla grandiosa fontana di Trevi è molto lungo, infatti se a Niccolò Salvi si deve l'idea generale le singole parti dell'opera sono state realizzate da molti artisti diversi. Il gruppo centrale con Oceano si deve a Giovan Battista Maini che ne realizzò un prototipo in gesso, le statue definitive verranno realizzate solo dopo la sua morte da Pietro Bracci; le rocce e la vegetazione ai piedi del gruppo sono opera degli intagliatori Francesco Pincellotti e Giuseppe Poddi; le statue della Salubrità e della Prosperità sono di Filippo dela Valle; infine i bassorilievi con la storia dell'acqua vergine sono: di Giovanni Battista Grossi, quello con la fanciulla che indica la fonte ai soldati e di Andrea Bergondi quello con Agrippa che ordina la costruzione dell'acquedotto.


  • Il lancio della monetina: la tradizione più conosciuta e persistente dice che  lanciando di spalle una moneta dentro la fontana ci si propizia un futuro ritorno nella città. Si ignorano le origini della tradizione, che però potrebbe scaturire nell'usanza di gettare nelle fonti sacre oboli o piccoli doni per propiziarsi la divinità locali, come per i pozzi dei desideri.
    Il comune di Roma ha deliberato che tutte le monetine recuperate siano destinate alla caritas della capitale; il che non impedisce a qualche "dilettante" di fare recuperi personali, se non ci sono vigili a guardare.







  • lunedì 29 novembre 2010

    BASILICA DI SAN PIETRO (ROMA)

    In un luogo altamente simbolico per la Cristianità, ossia dove Pietro fu sepolto dopo la sua crocifissione, Costantino I nel IV secolo fece costruire una basilica, che con la sua imponenza rappresentasse tutta la sacralità delle origini della Chiesa.
    La basilica costantiniana, maestoso edificio a cinque navate, sopravvisse alle devastazioni seguite alla caduta dell’Impero romano, e giunse quasi intatta sino alla metà del ‘400, quando fu affidata ai progetti di ristrutturazione di Bernardo Rossellino, che prevedevano il mantenimento delle navate e l’aggiunta di un coro coperto a cupola.
    Alla morte del Papa che aveva commissionato l’opera, Niccolò V, i lavori tuttavia non proseguirono, e rimasero fermi per quasi tutto il secolo.

    La morte di Giulio II, nel 1513, e l’anno successivo, del Bramante, rallentarono nuovamente i lavori, che vennero ripresi da Raffaello Sanzio, Giuliano da Sangallo e Frà Giocondo, non riuscendo però a tradursi in una vera e propria riapertura dei cantieri, a causa della differenza di vedute tra i tre e della morte di Raffaello.
    Nel 1546, ad assumere la direzione dei lavori fu Michelangelo Buonarroti, ormai settantenne.
    Neanche Michelangelo elaborò mai un progetto definitivo, preferendo concentrarsi sui singoli elementi, ma dalle incisioni dell’epoca si desume il ritorno a una pianta centrale, in modo da valorizzare la grande cupola a doppia calotta, come quella del Brunelleschi in Santa Maria del Fiore a Firenze.
    La perfetta simmetria del Bramante,venne attenuata dall’introduzione di un pronao, e, soprattutto, il progetto di Sangallo definitivamente abbandonato.
    Questo costò a Michelangelo diverse critiche dai sostenitori del precedente progetto, cosa che lo spinse a intraprendere i lavori contemporaneamente in più punti della basilica, in modo da essere certo che dopo la sua morte non venissero apportate modifiche.
    La concezione michelangiolesca diede alla basilica rinascimentale l’impronta del suo genio.
    Il lato orientale prevedeva una facciata dominata da un attico, elemento che lo distingueva dagli altri, mentre la cupola veniva ancor più esaltata da strutture portanti di sostegno.
    Dopo il misurato equilibrio del Bramante, la basilica si innalzava verso il cielo con un carattere più drammatico.

    E’ il periodo della Controriforma, e il richiamo all’austerità che lo caratterizza, impone un impianto della basilica a croce latina, capace di ospitare un maggior numero di fedeli, e un più modesto impatto della cupola.
    Per quanto riguarda le navate, nelle due esterne vennero inserite profonde cappelle, coperte da cupole dalle lanterne piuttosto piccole.
    Michelangelo non aveva torto, quando temeva che il proprio progetto non venisse rispettato.
    Anche la facciata mantenne infatti solo pochi degli elementi da lui disegnati, e si tradusse in un effetto alquanto piatto, nonostante l’introduzione nell’asse centrale, di elementi barocchi come colonne e pilastri.
    Nel tentativo di rendere meno severo l’impatto della basilica, a metà del ‘600 Gian Lorenzo Bernini diede maggior respiro allo spazio antistante tramite quella che divenne la piazza più famosa del mondo, San Pietro, lungo cui si snoda l’immenso colonnato.
    San Pietro in Vaticano venne consacrata da Papa Urbano VIII nel 1626.
     
    La basilica di San Pietro è la sede delle principali manifestazioni del culto cattolico ed è perciò in solenne funzione in occasione delle celebrazioni per il natale, la pascuaed i riti della setimana santa, la proclamazione dei nuovi papi e le esequie di quelli defunti, l'apertura e la chiusura dei giubilei. Sotto il pontificato di pio IX ospitò le sedute del consilio vaticano e sotto papa giovanni XXIII e paolo VI quelle del consilio vaticano II.

    domenica 28 novembre 2010

    COLOSSEO ROMA

    L’avete mai visto di notte, con tutte le luci accese? Forse qualcuno di voi l’ha visto soltanto in foto o in qualche documentario televisivo e sicuramente non può capire l’effetto emotivo che questo colossale Anfiteatro può trasmettere.
    Rossella Rea, direttrice del Colosseo, ha confermato che a partire da luglio una parte degli ipogei sotterranei dell’Anfiteatro Flavio saranno visitabili da gruppi di circa 10 persone, mentre l’ascensore per i i sotterranei consentirà la visita anche a portatori di handicap e diversamente abili.
    Si potrà tornare a percorrere il labirinto di corridoi che per secoli i gladiatori hanno attraversato per battersi contro il loro destino, giungendo fino al centro dell’arena, alle gabbie che ospitavano gli animali, potendo anche approfondire la conoscenza di questo aspetto dell’antica cultura romana attraverso i manufatti di gladiatura esposti con la mostra gladiatores./

    sabato 27 novembre 2010

    ITALIA

    
    
    


    ITALIA
       Nel milleottocento l'Italia non era unita come la conosciamo oggi, ma divisa in tanti piccoli stati: il Regno Lombardo-Veneto, il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie, i Ducati di Modena, Massa e Carrara, di Lucca e di Parma, il Granducato di Toscana.
    Buona parte dei territori del nord e del centro, fatta eccezione per il Regno di Sardegna che era governato dal Re Vittorio Emanuele I, erano sottomessi all'Austria. Questa situazione rendeva l'Italia una penisola poco sviluppata ed economicamente arretrata rispetto agli altri stati Europei.

    Il risorgimento e le società segrete
    In questo clima iniziò il Risorgimento, cioè il periodo in cui gli abitanti della Penisola diedero vita alle iniziative per la sua riunificazione. Le persone che s'impegnarono per perseguire l'idea dell'Unità d'Italia si chiamavano patrioti. Ma queste idee di liberazione non potevano circolare liberamente e quindi i patrioti si riunirono in società segrete.  La principale società segreta di quel periodo fu la Carboneria e i suoi componenti si chiavano Carbonari. Svolgevano le loro attività di nascosto per evitare che gli austriaci li arrestassero e imprigionassero. Di tutti i patrioti che s'impegnarono nel periodo risorgimentale si ricordano in particolare Silvio Pellico, lo scrittore di "Le mie prigioni" il racconto del  periodo in cui fu prigioniero degli austriaci e Giuseppe Mazzini che fondò la Giovine Italia mentre era in esilio in Spagna, che auspicava un Italia indipendente e repubblicana.

    I moti rivoluzionari e le tre guerre d'indipendenza
    L'unificazione non fu un processo pacifico, ma la conseguenza dei moti rivoluzionari, cioè le battaglie contro lo straniero. Ma i moti non bastarono e furono necessarie tre guerre d'Indipendenza per giungere all'Unità d'Italia.
    La prima guerra d'indipendenza scoppiò nel 1848, il re di Sardegna, Carlo Alberto, su richiesta dei patrioti Lombardi dichiarò guerra all'Austria, inizialmente vittorioso fu poi sconfitto e dovette lasciare il regno al figlio Vittorio Emanuele II.
    La seconda guerra d'Indipendenza scoppio nel 1859 ed ebbe come conseguenza la liberazione della Lombardia e della Sicilia. La liberazione della Sicilia avvenne con l'azione di Giuseppe Garibaldi che aveva un esercito di mille uomini, l'impresa è ricordata come la "Spedizione dei mille". Nel 1861 venne dichiarato il regno d'Italia con capitale Torino.
    Ma l'Italia non era ancora del tutto liberata: mancavano il Veneto e il Lazio. Con la terza guerra d'Indipendenza fu liberato il Veneto e ancora restava il Lazio. Nel 1871 i bersaglieri giunsero a Roma e aprendosi una breccia nelle Mura della città liberarono Roma. Con lo spostamento della capitale a Roma fu così completato il processo di Unità.

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